Re, Ninfe e Bambole: le leggende delle Dolomiti

LA MAGIA DELLE DOLOMITI

Quanti misteri nascondono monti, boschi e foreste? Elfi, ninfe, principesse e magia sono i protagonisti che animano le leggende delle Dolomiti. Con tanta fantasia e forse anche un briciolo di realtà, donano un fascino e un velo di mistero.

Tra i boschi di Tires e Val d’Ega esiste una roccia che molti chiamano “Rosengarten” ovvero “Il giardino delle rose” ma che in realtà si chiama il Catinaccio. Re Laurino, re di un popolo nano, chiese in moglie la figlia del re del regno vicino, Similde, che rifiutando l’invito fu rapita da re laurino stesso e la tenne prigioniera per 7 anni. Liberata dal fratello, uscì dal bellissimo roseto. Un roseto così bello che nascondeva l’accesso al regno di laurino. Tanto profumato da attrarre il nemico e far scoprire il suo regno tanto che Re Laurino si sentì tradito e lo trasformò in roccia.
Proprio davanti al Cantinaccio è situato il Latermar, una roccia con la cresta spigolosa chiamata “la procession de la pope” ovvero la processione delle bambole. Questo nome deriva naturalmente da un’altra leggenda che narra la storia di Menega, una pastorella non contenta del dono fatto da un ricco vecchio veneziano che le aveva offerto una bambola per avergli fatto trovare il suo coltello d’oro. Rifiutando il dono, per lei poco prezioso, dalle rocce sbucò una fila di bambole che si pietrificarono a suon di sibili e fischi.
Al lago di carezza invece, si narra che le splendide sfumature del lago siano dovute dall’arcobaleno preso da uno stregone in un momento di ira inseguendo una bellissima ninfa che adorava cantare sulle sponde del lago. Lo stregone pur di catturarla si trasformò in lontra per seguirla nelle acque ma non ebbe la vittoria.
Queste leggende sono molto sentite nelle Dolomiti tanto che molte iniziative per i bambini sono ambientate in queste favole. Voi ne conoscete altre?

 

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